Le mura

La prima cerchia muraria di Mediolanum delimitava un’area di circa 70 ettari e fu realizzata tra l’età cesariana e l’età augustea, quando la città ricevette da Roma il diritto di cittadinanza. Tratti delle mura sono stati identificati lungo le attuali vie San Vito, Disciplini, Paolo da Cannobio, delle Ore, dei Filodrammatici, del Lauro, Cusani e San Giovanni sul Muro. Del loro percorso, che definisce un poligono irregolare della lunghezza di circa 3,5 chilometri, è ancora poco conosciuto il settore occidentale, interessato dalle consistenti trasformazioni della città volute dall’imperatore Massimiano. La muratura, della larghezza di oltre 2 metri, era costituita da un basamento di quattro file di mattoni legati da malta e da un alzato realizzato, nella sua parte interna, in ciottoli e malta (alternati a filari passanti di laterizi) e rivestito in pietra. La faccia delle mura rivolta verso la campagna era caratterizzata, alla base, da blocchi squadrati di pietra e, nella parte più alta, da corsi di mattoni, mentre quella rivolta verso la città era realizzata con spezzoni irregolari di pietra di Saltrio/Viggiù. La minore cura posta nello stendere questo secondo paramento era probabilmente dovuta alla presenza di un aggere (terrapieno) interno. Difficile resta precisare l’altezza delle mura: si può ipotizzare un valore attorno ai 7/9 metri sulla base del confronto con monumenti coevi (ad esempio le mura romane di Torino). Con la creazione del circuito murario e del fossato antistante (alimentato soprattutto dal fiume Seveso) venne così riplasmata e rafforzata l’immagine dell’agglomerato urbano. Il significato simbolico, infatti, travalicava quello pratico-funzionale, tenendo conto che, nel primo secolo della nostra era, ormai la città di Milano era diventata parte integrante del territorio romano e si trovava lontana dai teatri di battaglia. Il circuito fungeva dunque prevalentemente da limite “sacro” e monumentale tra il nuovo municipio e la campagna. Tuttavia purtroppo ancora sconosciuti rimangono i promotori e i realizzatori materiali di questa imponente impresa.

Le testimonianze

  • Largo Carrobbio
  • Via San Vito 18 e 26
  • Via del Lauro 7

In corrispondenza degli assi stradali più importanti erano presenti porte urbiche e posterle (passaggi più stretti) di cui oggi rimangono scarse testimonianze. Frutto di un notevole impegno finanziario e destinate anch’esse a segnalare l’acquisizione dello statuto municipale della città, furono interessate nel corso della loro lunga esistenza da interventi volti ad abbellirne o ad aggiornarne l’aspetto. L’unica testimonianza di questi ingressi è oggi rappresentata da una delle torri (quella di destra per chi usciva dalla città) della porta Ticinensis, realizzata in corrispondenza della strada che portava verso Pavia (Ticinum) e che ha dato il nome all’attuale via. La porta originariamente doveva essere a due fornici, di circa 3 metri di ampiezza ciascuno, divisi da un pilastro centrale e fiancheggiati da due torri. Nel Medioevo la realizzazione del nuovo circuito murario determinò lo spostamento della porta Ticinese a sud, dove è tuttora visibile (all’angolo con via De Amicis). La torre romana superstite, situata in largo Carrobbio e racchiusa entro strutture moderne, è dotata di una base quadrangolare sopra la quale si eleva una struttura poligonale all’esterno (18 lati) e circolare all’interno; i continui interventi effettuati sul monumento nel corso dei secoli lo rendono difficile da riconoscere dall’esterno, mentre se ne riesce ad apprezzare la forma entrando nel ristorante che attualmente occupa il piano terra dell’edificio. Nel Medioevo la torre del Carrobbio era nota come “torre dei Malsani”, poiché annessa a un lebbrosario. Fino all’epoca di San Carlo Borromeo (XVI secolo) presso questo luogo si celebrava il lavacro del lebbroso: la domenica delle Palme l’arcivescovo si recava in processione da San Lorenzo all’ospedale dei Malsani, dove lavava i piedi a un lebbroso.

 

Sito accessibile al pubblico

Indirizzo

 La torre del Carrobbio è visibile, all’esterno, nell’area parcheggio dell’Hotel Ariston  in Largo Carrobbio 2 e, all’interno, presso il ristorante Pane e Vino in Largo Carrobbio 4.

Orari

L’esterno della torre è sempre visibile. Per conoscere gli orari del ristorante Pane e Vino clicca qui.

Due tratti delle mura più antiche sono conservati in via San Vito, negli scantinati dei civici 18 e 26: camminando lungo questa strada ancora oggi si può notare il dislivello del terreno, in salita verso l’interno della città. Questa differenza di quota è stata giustificata dagli studiosi proprio in ragione del terrapieno addossato alla cinta difensiva. Tra le pietre squadrate che rivestono il tratto presente al civico 18 un blocco reca un’iscrizione più antica delle mura, in cui è riportato il primo nome della città: “Mesiolano”. In questa porzione di elevato, inoltre, si può notare un leggero restringimento verso l’alto: esso doveva essere finalizzato a ridurre il peso della muratura garantendo una maggiore stabilità.

In via San Vito 26 accanto alla cinta fu affiancato in età tardoantica un altro muro difensivo, realizzato con numerosi blocchi di pietra reimpiegati: rocchi di colonne e semicolonne, elementi architettonici e conci di ceppo dell’Adda (pietra molto usata nei monumenti antichi milanesi) vennero prelevati dal cantiere dell’anfiteatro e riutilizzati nelle fondazioni del manufatto come solido materiale da costruzione.

Siti non accessibili al pubblico

Una porzione del tratto settentrionale della prima cerchia muraria è stata messa in luce in via del Lauro 7.

Ricavata nel terrapieno di questa parte di cinta e ad essa collegata con due speroni di muratura, era un’aula a pianta rettangolare ampia 11,60 x 15 metri, dotata di un’abside interna e probabilmente coperta da una volta.

L’edificio si presenta certamente non comune per posizione e pianta e la sua funzione, ipotizzata come aula di culto imperiale, rimane dubbia.

A breve distanza, nel III secolo d.C., venne addossata all’esterno delle mura una torre di rinforzo. Le fondazioni di questa costruzione erano costituite da frammenti architettonici, da parti di statue di età romana e da alcuni spezzoni di epigrafi, come documentato dagli scavi di emergenza del 1958. Alcuni dei reperti sono tuttora esposti all’ingresso dell’edificio di via del Lauro 7. Grazie al difficile lavoro di riconoscimento da parte degli studiosi è stato possibile differenziare questi elementi architettonici in gruppi omogenei per materiali e stile: essi testimoniano l’intensa attività edilizia che caratterizzò Milano a partire dall’età augustea fino almeno a quella antonina (I-II secolo d.C.).

 

Sito accessibile su richiesta

Indirizzo

 L’area archeologica di via del Lauro 7 è situata nel garage di un immobile privato ed è accessibile al pubblico solo in occasione di eventi speciali. Gli elementi architettonici pertinenti all’aula absidata sono sempre visibili presso la portineria.

Suggerimenti Bibliografici

Videoclip

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