Il complesso episcopale

A partire dal IV secolo d.C., il complesso episcopale (composto da edifici di culto, palazzo del vescovo, diversi ambienti con funzione residenziale e amministrativa, vani di servizio, giardini e ospizi per poveri e ospiti) occupò lo spazio dove sono oggi il Duomo e la sua piazza, cancellando edifici pubblici e più antiche abitazioni signorili.

Esso divenne fin dall’origine il punto nevralgico della città insieme al palazzo imperiale. In concomitanza con la sua espansione, infatti, anche la viabilità cittadina tardoantica modificò quella romana al fine di garantire il collegamento tra questi due poli: sul cardo maximus (via Nerino, via Cantù, via Santa Margherita) cominciò a prevalere il cardo minore (corrispondente all’attuale via Torino), che divenne il principale asse stradale della città cristiana.

Le prime testimonianze scritte del gruppo cattedrale sono contenute in una lettera del vescovo Ambrogio alla sorella Marcellina, datata al 386 d.C. e riferita ai fortissimi contrasti con l’imperatore, che rivendicava la concessione di una chiesa da destinare al culto ariano. Il vescovo ambientò il resoconto tra basilica vetus, basilica minor, basilica nova basilica baptisterii, senza menzionare i luoghi sacri con la loro intitolazione (consuetudine all’epoca non ancora in uso). Questo ha generato alcune incertezze da parte degli studiosi sull’originaria organizzazione degli spazi del primitivo complesso. Gli scavi archeologici testimoniano comunque la presenza di almeno due cattedrali – Santa Maria Maggiore e Santa Tecla, tradizionalmente identificate come la basilica vetus e la basilica nova – e altrettanti battisteri: Santo Stefano e San Giovanni alle Fonti.

A partire dalla fine dell’Ottocento, molti sono stati gli interventi nel sottosuolo di piazza Duomo, spesso con gravi perdite: i principali edifici paleocristiani e medievali sono stati rinvenuti durante lavori edili, infatti, senza che ci sia mai stata una pianificata indagine in estensione dell’area. Depositaria di questa memoria culturale e religiosa di Mediolanum è oggi solo una piccola area, corrispondente in superficie al sagrato del Duomo, che comprende la zona absidale di Santa Tecla e il battistero di San Giovanni. Infine, tratti della facciata romanico-gotica di Santa Maria Maggiore (la basilica vetus) si conservano nei sotterranei di servizio della Veneranda Fabbrica del Duomo, ma non sono accessibili al pubblico. La chiesa, fondata secondo le fonti medievali da Angilberto II (824-859), dovette essere probabilmente riedificata in sostituzione di una precedente paleocristiana.

Le testimonianze

  • Corso Vittorio Emanuele II
  • Area archeologica del Duomo
  • Stazione linea 1 della Metropolitana

Il più antico edificio religioso sembra essere il battistero di Santo Stefano alle Fonti, riportato in luce nel 1899 al di sotto della sacrestia settentrionale del Duomo. Le recenti analisi archeometriche confermano che il monumento fu costruito prima dell’episcopato di Ambrogio; questo presentava una vasca ottagonale con fondo rivestito da lastre marmoree disposte a croce e dotato di una fistula (conduttura idrica) di adduzione delle acque a settentrione, a segnalare forse un percorso del battezzando orientato su un asse nord-sud.

A questo battistero allude anche l’entusiastica celebrazione del poeta retore Ennodio (474-521 d.C.) che racconta di un raffinato sistema commissionato dal vescovo Eustorgio II per far scendere l’acqua da colonne forate sui battezzandi. Era infatti esigenza fondamentale nella liturgia antica l’utilizzo dell’acqua zampillante per “lavare” il peccato originale attraverso il Battesimo che, in origine, si celebrava la vigilia di Pasqua per gli adulti tramite immersione.

Attualmente l’unica struttura superstite dell’edificio adibito alla liturgia battesimale è la vasca.

 

Sito accessibile al pubblico

Indirizzo

 L’ingresso al battistero di Santo Stefano alle Fonti si trova presso l’ascensore nord del Duomo, in corso Vittorio Emanuele II.

Orari

Il battistero di Santo Stefano alle Fonti è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00 (ingresso dall’ascensore nord).

Allo stato attuale delle conoscenze, l’intervento di sicura paternità ambrosiana più consistente rimane la costruzione del battistero di San Giovanni alle Fonti. Qui Ambrogio battezzò Agostino la vigilia di Pasqua del 387 d.C. Il monumento fu riportato alla luce da Mario Mirabella Roberti durante gli scavi del 1961-63 per la costruzione della prima linea metropolitana milanese. Grazie alle indagini effettuate nel 1997 è possibile datare la costruzione al terzo quarto del IV secolo d.C. Esso conserva l’originaria planimetria ottagonale con l’alternanza di nicchie rettangolari, in cui si aprivano gli ingressi, e semicircolari. Al centro la piscina, anch’essa ottagonale, ampia 5,50 metri e profonda 0,80 metri, era accessibile mediante tre gradini, in seguito asportati. L’alzato aveva probabilmente due ordini architettonici sovrapposti e al di sopra del primo correva forse il titulus Ambrosii, nota iscrizione, il cui testo raccolto nella silloge di Lorsch (raccolta manoscritta del IX secolo) ne esalta la forma dell’ottagono, simbolo di rigenerazione e resurrezione. Agli inizi del VI secolo d.C. il battistero fu ristrutturato da Lorenzo I (vescovo di Milano dal 489 al 510-512 d.C.), che finanziò il costoso abbellimento dell’ottagono ambrosiano. Il monumento dovette allora essere pavimentato in opus sectile, ancora oggi ampiamente conservato. Le pareti furono rivestite con marmi pregiati policromi di importazione e pietre locali integrate da sectilia vitrei. Un mosaico a fondo aureo con racemi vegetali, specchi d’acqua, fiori e frutti interessava la volta e le nicchie. Il ricco aspetto del fonte si mantenne a lungo nel tempo con integrazioni e restauri, sopravvivendo in parte alle trasformazioni medievali.

Anche la costruzione della cattedrale di Santa Tecla sembra attribuibile ad un orizzonte non precedente alla fine del IV secolo d.C.; dell’edificio si conservano solo la zona absidale e una porzione della navata centrale presso il mezzanino della stazione Duomo della linea 1 della Metropolitana.

Del primo impianto monoabsidato, a cinque navate scandite da un fitto colonnato, sopravvive a livello delle fondazioni una piccola porzione dell’abside dotata di due imponenti paraste all’esterno. L’edificio era in un primo momento pavimentato con un semplice cocciopesto nella navata, mentre il presbiterio (area riservata al clero) si presentava lievemente rialzato e pavimentato in lastre marmoree. In un momento di poco successivo alla fondazione, l’aula fu rivestita di mosaici, di cui furono riconosciuti pochi lacerti in situ nella navata centrale. Tra la metà del V e i primi anni del VI secolo d.C., ovvero tra l’episcopato di Eusebio e quello di Lorenzo, la nota omelia In reparatione ecclesiae mediolanensis attribuita al vescovo Massimo di Torino e i numerosi testi di Ennodio testimoniano una volontà di rinnovamento a seguito di un evento drammatico che la tradizione riconosce nell’invasione di Attila (452 d.C.). L’intervento più significativo relativo a questa fase riguarda il settore presbiteriale: l’abside originaria, infatti, venne abbattuta e ne fu costruita una a 3 metri circa ad est della precedente e di minor luce. Le alte possibilità della committenza furono sottolineate inoltre da una pavimentazione in opus sectile nella navata centrale dell’aula. In epoca preromanica e romanica la cattedrale di Santa Tecla conobbe imponenti rifacimenti forse anche in conseguenza del grave incendio che nel 1075 sconvolse l’intero complesso episcopale. La facciata venne ricostruita e dotata di possenti contrafforti all’esterno; all’interno pilastri a crociera sostituirono i fitti colonnati più antichi. La demolizione per far posto alla piazza risale al 1461-1462.

Accanto al battistero di San Giovanni e alle porzioni absidali di Santa Tecla, infine, l’area archeologica conserva numerose tombe, a cassa di muratura e sarcofagi, di cui trentadue internamente intonacate e dipinte. Tale sepolcreto rivela l’importanza che nel Medioevo assunse, per la salvezza dell’anima del defunto, la vicinanza della sepoltura all’edifico sacro. Questo privilegio era riservato a personaggi eminenti della gerarchia ecclesiastica e del laicato di rango. L’utilizzo funerario dello spazio prese avvio nell’VIII secolo e incrementò in età carolingia.

 

Sito accessibile al pubblico

Indirizzo

 L’area archeologica è accessibile appena varcato l’ingresso principale del Duomo, sulla destra, previo acquisto del biglietto in biglietteria.

Orari

L’area archeologica del Duomo è aperta tutti i giorni dalle 8.00 alle 19.00.

Nel mezzanino della stazione Duomo della linea 1 della Metropolitana milanese è stata musealizzata un’altra importante testimonianza materiale della distrutta cattedrale di Santa Tecla.

Si tratta di un tratto della pavimentazione in opus sectile della solea (corridoio liturgico che portava all’altare) della basilica (metà V secolo d.C.) e di un pozzo paleocristiano situato a circa metà della navata centrale, quasi sull’asse longitudinale della chiesa. Il pozzo rimase certamente in uso fino ad epoca rinascimentale con successive sopraelevazioni della vera e della canna. La peculiarità di tale struttura è data anche dalla sua ubicazione: esso continuò ad occupare una posizione “privilegiata” in corrispondenza dell’accesso alla solea, in un punto di grande visibilità e attrazione anche per lo sguardo dei fedeli.

Quanto al contenuto del suo riempimento, particolare interesse riveste il recupero dei frammenti di una ventina di boccali in ceramica, principalmente dei tipi graffiti e in parte ricostruibili, databili nell’arco di circa un secolo, tra la seconda metà del XIV secolo e la seconda metà del XV secolo. Tale recupero invita a interrogarsi sulla funzione del pozzo e su quella dei boccali in esso consapevolmente scaricati.

 

Sito accessibile al pubblico

Indirizzo

I resti della basilica di Santa Tecla musealizzati nel mezzanino della stazione Duomo della Linea 1 della metropolitana sono sempre visibili.

Suggerimenti Bibliografici

Videoclip

Personaggi

Sant'Ambrogio battezza Sant'Agostino

Mediolanum, 387 d.C.: Sant’Ambrogio battezza Sant’Agostino nel battistero di San Giovanni alle Fonti

La città di Ambrogio

La città di Ambrogio

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Itinerario ambrosiano

Per compiere un itinerario alla scoperta dei luoghi legati alla figura del vescovo Ambrogio.

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