Il palazzo imperiale

Situata al centro delle vie di comunicazione che collegavano Roma e il Mediterraneo con i valichi alpini e quindi con le Gallie e le regioni balcaniche, Mediolanum venne scelta da Massimiano sullo scorcio del III secolo d.C. quale capitale dell’impero d’Occidente, ruolo ricoperto dalla città fino agli inizi del V secolo d.C. Il palatium è menzionato per la prima volta dal panegirista Claudio Mamertino, celebrando lo storico incontro lì avvenuto tra Massimiano e Diocleziano nel 288/289 d.C. Nella costruzione del palazzo milanese si volle riproporre lo schema urbanistico palazzo-circo e per la realizzazione del progetto venne scelta un’ampia porzione della città che si distingueva per la presenza di residenze di rango.

Grazie alle ricerche archeologiche si è potuto stabilire che la residenza imperiale di Milano occupò buona parte del quartiere occidentale della città. Esso era sostanzialmente delimitato dagli attuali corso Magenta, via Santa Maria alla Porta (antico decumano massimo), via Torino e a ovest dalle strutture del circo. Del palazzo rimangono imponenti fondazioni, limitati tratti di elevato e porzioni di ambienti con pavimenti decorati.

La costruzione del palazzo modificò profondamente l’assetto urbano di questa zona ed anche dell’intera città: l’attuale via Torino diventò di fatto il nuovo “cardo massimo” collegando il centro del potere politico all’area di piazza Duomo, dove a partire dalla metà del IV secolo d.C. sarebbe sorto il complesso episcopale. Il quadro emerso dalle ricerche è quello di una struttura policentrica, con funzione sia residenziale sia ufficiale, sede amministrativa ma probabilmente anche luogo di alloggiamento della guardia imperiale. Gli ambienti erano per questo organizzati a gruppi, attorno a corti porticate (come in via Gorani 4 e in piazza Borromeo) che fungevano da aree di snodo e collegamento tra ambienti privati e ambienti pubblici, ben interconnessi tra loro.

Si può ipotizzare che dal decumano massimo (via Santa Maria alla Porta) vi fosse un accesso monumentale, con un grande vestibolo d’ingresso (A) ad una sala absidata riscaldata (B). La sala B, insieme agli ambienti C ed U, faceva parte del settore di rappresentanza, caratterizzato dalle maggiori dimensioni degli ambienti e dalla presenza di uno spazio absidato su uno dei lati corti, almeno in un caso (C) con pavimento sopraelevato per l’epiphàneia (manifestazione) dell’imperatore. Un corridoio lungo e stretto (D) collegava gli ambienti absidati B e C con il settore privato: sul portico rettangolare colonnato F si affacciavano infatti cinque vani di minori dimensioni (G-M), presumibilmente destinati alla frequentazione della familia imperiale. Simmetrica all’aula C era la sala N, priva però di abside. Ad ovest si apriva la sala Q, con mosaico geometrico composto da esagoni a lati concavi. Le strutture di tali ambienti sono oggi conservate nel piano interrato dell’immobile di via Gorani 4. Proseguendo verso nord si trovava una sala trilobata (U), un triclinio con atrio d’ingresso ad ovest, in direzione del settore di rappresentanza di via Brisa.

Spostandosi verso la zona sud del quartiere, sono ancora numerose le testimonianze pertinenti a strutture del palatium, come quelle ritrovate in via Morigi, via Sant’Orsola, via Borromei, piazza Borromeo e piazza Mentana.

Nella seconda metà del IV secolo d.C. si assistette ad una ristrutturazione del complesso: i vani privati G-M vennero dotati di un impianto di riscaldamento ad ipocausto e alcuni piani pavimentali vennero rialzati con nuove decorazioni in opus sectile o a tessere bianche e nere (come negli ambienti C e Q). Venne costruita una nuova aula rettangolare (T), utilizzata probabilmente come triclinio estivo e decorata da un mosaico figurato.

 

 

Planimetria generale del palazzo imperiale. In rosso le strutture documentate.

Planimetria generale del palazzo imperiale. In rosso le strutture documentate.

Le testimonianze

  • Via Brisa
  • Via Gorani 4

Appartenevano ad un grande settore di rappresentanza le strutture messe in luce tra il 1951 e il 1962 in via Brisa e tuttora ben visibili dall’alto nell’area all’aperto musealizzata. Si conservano oltre alle fondazioni anche alcuni tratti dell’alzato, fino a 1,40 metri di altezza. L’ambiente centrale (10), di forma circolare con diametro di 20,70 metri, era colonnato e su di esso convergevano altre sale. Quella più imponente era costituita da una grande aula absidata di ricevimento (1): ai due lati est ed ovest si trovavano due ambienti simmetrici (2-3), con un’abside curvilinea al centro e due absidi rettangolari ai lati (alcovae). Sul lato occidentale del peristilio si apriva un secondo nucleo con ambiente absidato al centro (5), ma di dimensioni più piccole rispetto alla grande sala a nord, affiancato da due vani speculari (4 e 6), con abside rettilinea su un lato (alcova): essi dovevano avere funzione tricliniare o di riposo (cubicula). Tutti gli ambienti dovevano essere riscaldati, ad eccezione del peristilio circolare (10). Il vano absidato occidentale conserva ancora i resti del sistema di riscaldamento ad ipocausto, con pilastrini in mattoni quadrati che dovevano reggere il pavimento originale, probabilmente in opus sectile. Altri locali minori e con piante irregolari erano ricavati negli spazi di risulta degli ambienti principali; infine sono conservate porzioni del sistema di smaltimento delle acque, costituito da canaline a sezione rettangolare.

Sito accessibile al pubblico

Indirizzo e orari

 L’area archeologica di via Brisa si trova all’aperto ed è sempre visibile.

I recenti scavi condotti in via Gorani 4 hanno permesso di comprendere in maniera più approfondita la storia del settore nordoccidentale della città romana. Le indagini hanno infatti portato alla luce i resti di due domus di I-III secolo d.C., poi obliterate dalla costruzione del palatium, di cui sono state documentate e conservate ulteriori significative porzioni.

All’angolo tra via Gorani e via Santa Maria alla Porta sono visibili i resti dell’aula absidata C e del corridoio laterale D. A nord dell’aula si può osservare un muro semicircolare in mattoni: si tratta della camera di combustione E (praefurnium) che serviva a portare il calore nella sala absidata settentrionale B. Di quest’ultima si trova ancora in situ un tratto di muro: orientata trasversalmente rispetto alla sala di rappresentanza più grande (C), aveva una decorazione pavimentale a tessere bianche e nere (cornice a doppia fila di cerchi). La moneta di Massimiano del 299 d.C., rinvenuta al di sotto della preparazione del pavimento, fornisce un importante punto di riferimento per la datazione dello stesso e dell’intero ambiente. Al di sotto dell’abside tardoantica si può ancora osservare un lacerto del mosaico di una precedente domus, nonché alcune fondazioni e muri della stessa.

Nello spazio circostante la torre dei Gorani, attraverso due aperture nel lastricato della piazza, si può ammirare il pavimento dell’aula di rappresentanza T, costruita nella seconda metà del IV secolo d.C. Esso è costituito da un mosaico con composizione geometrica a ottagoni alternati a quadrati, delineati da una treccia bianca su fondo nero, disposti attorno ad un cerchio. I vari riquadri sono decorati internamente da motivi figurati entro tondi: si riconoscono un busto di Vittoria alata con corona d’alloro, un secondo busto femminile e un fagiano. La decorazione centrale, in cui si intravede un ramo fogliato, è purtroppo lacunosa. Al di sotto della preparazione del pavimento è stata trovata una moneta datante al 352-355 d.C., dell’epoca dell’imperatore Costanzo II. Nel piano interrato del nuovo palazzo sono conservati inoltre i resti di un ambiente di I-III secolo d.C. con mosaico a tessere bianche e una lastra centrale in marmo bianco (emblema). Tale spazio fu poi coperto dalla sala absidata B. Su altri ambienti di domus si impostò un muro appartenente al palazzo imperiale: si tratta del limite settentrionale del peristilio (F). Di esso è stata trovata ancora in posto una base del colonnato in marmo.

Sito parzialmente accessibile

Indirizzo

 L’area archeologica di via Gorani 4, di prossima apertura, permette di scorgere i resti di un’aula di rappresentanza attraverso due aperture nel lastricato della piazza circostante la torre dei Gorani.

Suggerimenti Bibliografici

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