Le mura massimianee

Quando Milano divenne capitale dell’impero d’Occidente, l’impianto urbanistico venne adeguato al nuovo ruolo della città con la costruzione di grandiosi monumenti che ne modificarono notevolmente l’assetto. Da qui la volontà e la necessità di proteggere con un rinnovato sistema di difesa la nuova capitale con operazioni di estensione della superficie urbana e di riqualificazione degli spazi.

Le porzioni delle mura tardoromane finora messe in luce (via Monte Napoleone, via Manzoni, via dell’Orso, corso Magenta) presentano possenti fondazioni in ciottoli di fiume legati da malta molto tenace, mista a frammenti di laterizi, mentre l’alzato, con nucleo in ciottoli e malta, possiede un paramento in mattoni interi o spezzati, legati da malta, talvolta impiegando elementi in pietra recuperati da monumenti più antichi. Nella parte occidentale della città un unico progetto urbanistico integrò le strutture del circo con le nuove mura e le loro torri. Il nuovo tratto di cortina muraria eretto a protezione del circo e del palatium venne venne dotato di torri poligonali e quadrate. L’allargamento del limite urbano in questa zona occupò terreni prima destinati a residenze private. Le mura circondavano il circo per tutta la sua lunghezza, fino a innestarsi nel suo tratto curvilineo, che venne così a svolgere anche funzione difensiva. Se in alcuni tratti la cortina muraria più antica venne mantenuta in uso (come nel caso della torre di largo Carrobbio), in altri punti il circuito più antico venne “raddoppiato”. Infatti nel settore nordorientale della città l’allargamento delle mura seguì l’orientamento delle strutture difensive (mura e fossati) della fine del I secolo a.C., proteggendo un intero quartiere extraurbano sviluppatosi nei pressi della porta Orientalis. I recenti scavi in piazza Meda hanno documentato che tra la fine del III e il IV secolo d.C. quest’area, a destinazione prevalentemente artigianale, venne rinnovata con la costruzione di edifici residenziali, provvisti di botteghe con affaccio sulla strada. In questa nuova parte della città trovarono posto anche le monumentali terme “Erculee”.

Clicca qui per vedere la cortina muraria massimianea su una pianta di Mediolanum.

Le testimonianze

  • Corso Magenta 15
  • Via Monte Napoleone 27
  • Via Manzoni 29

Nell’area dell’ex Monastero Maggiore si sono incredibilmente conservati in elevato alcuni monumenti di epoca romana. Si possono infatti ammirare gli imponenti resti di due tratti di mura e di due torri poligonali, riferibili al lato occidentale del sistema difensivo tardoromano. Rispetto ai tratti delle mura conservati in altri punti della città, si rileva una maggiore accuratezza nell’esecuzione delle strutture: sopra solide e possenti fondazioni realizzate in opera cementizia (ciottoli immersi in malta molto tenace) si innalza un elevato caratterizzato da un paramento a filari ordinati di laterizi e un nucleo costituito da corsi regolari di frammenti di mattoni e ciottoli legati da malta. È confermato da recenti indagini entro il Civico Museo Archeologico che le strutture del circo e del settore occidentale delle mura siano parte di un unico progetto edilizio: infatti, il muro che collegava la torre superstite del circo e la torre poligonale detta “di Ansperto”, è strutturalmente legato alle due torri. Nel percorso di visita del Civico Museo Archeologico nel primo chiostro sono visibili le fondazioni del tratto settentrionale delle mura che si innestava nella torre angolare, anch’essa conservata in fondazione. Quest’ultima era legata a un tratto della cinta muraria visibile nella sala al piano interrato del Museo: la posizione inclinata è dovuta al fatto che esso si è ribaltato verso l’esterno della città, per qualche evento di dissesto non sicuramente identificabile. Le maggiori evidenze sono invece conservate nel secondo chiostro, dove è visibile un tratto di mura della lunghezza di 50 metri e dell’altezza di circa 12 metri, in cui è inserita la torre poligonale “di Ansperto”. Si è potuto verificare che lungo le mura erano presenti due passaggi o camminamenti, per mettere in comunicazione le torri: il camminamento inferiore, situato a 7,20 metri di altezza, era voltato e presentava verso l’esterno della città nicchie con feritoie, poste a distanza regolare di 7 metri. Da questo corridoio era anche possibile accedere al primo piano della torre, dove sono ancora riconoscibili otto feritoie. La torre “di Ansperto” prende il nome dall’arcivescovo di Milano, Ansperto da Biassono, che nel IX secolo restaurò le mura e pertanto ne venne creduto anche il committente; essa ha pianta poligonale di ventiquattro lati ed è conservata in altezza per quasi 17 metri. Al secondo piano verso nord è tuttora presente la traccia di un passaggio che permetteva di accedere al camminamento superiore posto a livello delle merlature; verso est un’altra apertura dava accesso al muro di collegamento con la torre quadrata del circo. Il pavimento, sebbene non si sia conservato, doveva probabilmente essere in legno, in quanto si vedono ancora i fori per innestare le travi di sostegno. Alla fine del XIII secolo la torre, ritenuta il carcere dei Primi Santi Martiri cittadini, Gervasio, Protasio, Narbore e Felice, e utilizzata come cappella, fu ornata da affreschi. Realizzati da un anonimo pittore lombardo di scuola giottesca e raffigurano la Crocefissione, con la Madonna e Giovanni Evangelista e una teoria di Santi. Forse tra i personaggi si possono riconoscere le due monache committenti.

Sito accessibile al pubblico

Indirizzo

Il tratto di cortina muraria e la torre poligonale sono visitabili presso il Civico Museo Archeologico in corso Magenta 15.

Orari

Per conoscere gli orari di visita del Civico Museo Archeologico clicca qui.

Alcuni segmenti delle mura massimianee sono conservati per una lunghezza complessiva di circa 5 metri nei piani interrati dell’immobile di via Monte Napoleone. In occasione della scoperta nel 1958 si intercettarono anche le strutture dell’ormai scomparsa chiesa altomedievale di San Donnino alla Mazza, costruita in appoggio alle mura tardoromane, utilizzando una cospicua quantità di blocchi lapidei di reimpiego. Il perimetro nordorientale della chiesa fu conservato ed è tuttora visibile nel passaggio pedonale che unisce via Monte Napoleone a via Bigli, già noto in passato come passaggio dei latée (lattai). Nel tratto di mura in via Monte Napoleone 27 è ben conservato il paramento esterno in laterizi, nel quale si riconoscono anche elementi di reimpiego: a circa metà altezza della faccia rivolta verso l’interno della città, spicca una lastra in serizzo che reca l’iscrizione funeraria del seviro Tertius Atilius Labio, vissuto nel I secolo d.C. Dalla parte opposta è visibile il nucleo del muro, spesso 3,40 metri, costituito da ciottoli e frammenti laterizi in abbondante malta di calce estremamente tenace.

Sito non accessibile al pubblico

Nelle cantine del Grand Hotel et de Milàn è conservato un tratto di mura massimianee, che può essere considerato il limite urbano verso nord-est, sito ad una decina di metri dalla sponda meridionale del Seveso. I resti sono stati messi in evidenza nel 1991, ma già nel 1895 in occasione della costruzione dell’Hotel furono recuperati molti elementi architettonici, probabilmente provenienti da un altro tratto delle stesse mura. L’alzato è qui conservato per quasi 3 metri di altezza e circa 1,30 metri di larghezza: ne rimane di fatto solo il nucleo, in conglomerato di ciottoli, malta e frammenti di mattoni. In diversi punti si vedono segni di restauri moderni, come il passaggio che è stato aperto trasversalmente al muro.

Sito accessibile su richiesta

Suggerimenti Bibliografici

Videoclip

Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.