La chiesa romanica di Santa Maria alla Fonte, nota come Chiesa Rossa e oggi affidata a una piccola comunità di frati cappuccini, sorge lungo il Naviglio Pavese nella periferia sud di Milano, in un punto di cerniera fra lo storico quartiere popolare Stadera e i palazzoni del “quartiere dormitorio” di Gratosoglio.
Sebbene poco nota, la chiesa cela nel sottosuolo un patrimonio archeologico straordinario, solo in parte visibile al pubblico.
I resti antichi testimoniano una frequentazione dell’area fin dall’età romana, quando in prossimità della strada per Ticinum-Pavia, immersa in una campagna fertilissima e ricca di corsi d’acqua, sorgeva una lussuosa villa, di cui si sono conservati i muri perimetrali e alcuni lacerti di pavimenti a mosaico e in opus sectile.
In età altomedievale, probabilmente durante l’occupazione longobarda, un settore della villa venne trasformato in un edificio di culto cristiano (l’antecedente della chiesa romanica), circondato da un’area cimiteriale che si sviluppò fino all’età carolingia con oltre 300 sepolture. Questi resti, in particolare, sono di grande interesse perché questo periodo della storia milanese è ancora poco noto al di fuori della cerchia degli studiosi.
Recenti interventi di restauro della Soprintendenza Archeologia della Lombardia – attiva sul sito sin dagli scavi del Soprintendente alle Antichità Mario Mirabella Roberti nel 1966 – hanno portato all’attenzione un manufatto eccezionale, il primo ritratto di imperatore rinvenuto a Milano, identificato con Tiberio, che era stato reimpiegato come materiale da costruzione in un muro della villa. Il frammento di scultura è stato estratto per essere adeguatamente conservato e restituito alla pubblica fruizione.
Nel 2015 l’Università IULM ha realizzato un workshop per gli studenti di Arti, Patrimoni e Mercati e di Televisione, Cinema e New Media attraverso una collaborazione fra il Laboratorio ArcheoFrame, diretto dal prof. Luca Peyronel, e il prof. Fabio Vittorini.
Gli studenti sono stati coinvolti in un progetto di didattica sperimentale per la promozione e la valorizzazione del patrimonio archeologico di Chiesa Rossa attraverso la realizzazione di un audiovisivo, che ha costituito l’occasione intorno a cui strutturare diverse azioni in un processo di tipo partecipativo.
Il progetto, coordinato dall’assegnista di ricerca Gioia Zenoni, è volto a presentare i beni nel loro contesto culturale e sociale di riferimento, quello del quartiere di Zona 5, nell’intento di promuovere una coscienza collettiva del proprio patrimonio, soprattutto da parte delle nuove generazioni da un lato e dei numerosi gruppi di immigrati che abitano il quartiere dall’altro, per far sì che possano raccogliere l’eredità di quegli ormai anziani residenti che sul finire degli anni Ottanta diedero vita a un comitato per la riqualificazione dell’area della Cascina Chiesa Rossa, avviata nel Duemila e ora in fase conclusiva.
L’audiovisivo “Archeologia a Chiesa Rossa. Il volto nascosto di un quartiere di Milano” è il primo prodotto video dedicato al sito ed è stato progettato con un linguaggio sperimentale, che si discosta da quello del documentario archeologico tradizionale per accostarsi a tecniche di narrazione di maggiore impatto sulla sensibilità dei giovani e di un pubblico eterogeneo.
Obiettivo specifico del video è la presentazione al pubblico dei tratti essenziali e del significato dei resti archeologici – soprattutto quelli non visibili attraverso le vetrate nel pavimento della chiesa e pertanto esclusi dalla fruizione – e dei più recenti interventi di conservazione, così da avvicinare la popolazione locale alle attività sul campo di archeologi, architetti, restauratori e sulle nuove tecnologie applicate ai beni culturali.
Per la produzione del video è stata allestita una redazione multimediale, che si è occupata delle ricerche bibliografiche e iconografiche per recuperare informazioni e materiali d’archivio sugli scavi e sugli interventi di restauro, identificare gli esperti da intervistare, i luoghi da riprendere, i reperti legati all’area archeologica e i filoni narrativi da sviluppare; si sono effettuati sopralluoghi nell’area e si sono seguite le iniziative culturali promosse dalle associazioni del quartiere (ad es. la giornata “Incroci. Strade in movimento verso la coesione sociale”), intessendo relazioni con le realtà culturali d’interesse (fra cui la Biblioteca, il Comitato Cascina Chiesa Rossa, la compagnia ATIR del teatro Ringhiera).
Le riprese sono state effettuate, oltre che nell’area di Chiesa Rossa, presso il Civico Museo Archeologico di Milano (sezione romana e altomedievale) e nei siti archeologici ad esso limitrofi, legati all’età romana.
Riprese, regia, sceneggiatura, montaggio e post-produzione sono completamente a cura degli studenti universitari, con la consulenza scientifica di:
dott.ssa Anna Ceresa Mori, dott.ssa Anna Maria Fedeli, dott.ssa Rosanina Invernizzi, dott.ssa Mari Mapelli, dott.ssa Daniela Massara, dott. Andrea Garzulino, dott.ssa Chiara Livraghi, Dott. Matteo Scaltritti.
La realizzazione dell’audiovisivo si è accompagnata a una serie di iniziative collaterali, necessarie alla creazione di una rete fra il team di studenti universitari che partecipano al progetto, le associazioni e le persone del quartiere: dal racconto del backstage del documentario sui social networks (in italiano, inglese e arabo su Facebook/ArcheotellingIULM; su Instagram), al coinvolgimento delle scuole con attività didattiche (visite guidate e laboratori artistici sul mosaico per scuole elementari, medie e superiori), all’organizzazione di un evento di presentazione del progetto a tutta la popolazione, con una mostra dei lavori prodotti dalle scuole, che costituirà un’occasione per mettere in relazione la cittadinanza con le istituzioni, dal Comune, alla Soprintendenza, agli enti di ricerca.