Torso di Ercole

ercole

Potenza e tranquillità.

Sono gli stati d’animo che questo frammento di statua colossale – prossima ai tre metri d’altezza nella sua integrità – riesce a infondere in un sol colpo d’occhio allo spettatore. La stessa sensazione che dovevano provare i cittadini che cercavano ristoro nelle fresche acque del frigidarium delle terme collocate nel quartiere nord-occidentale di Mediolanum, non lontano dalla porta urbica sulla strada per Bergomum.

Dopo gli esercizi ginnici o gli accesi dibattiti nell’ampio cortile porticato della palestra, luogo non soltanto della salute, ma anche della socialità, il clima più raccolto del percorso fra gli ambienti riscaldati suggeriva di seguire l’esempio dell’eroe rappresentato da una delle raffinatissime statue che completavano la decorazione del complesso: anche Ercole, infatti, dopo le dodici fatiche che ne hanno messo a dura prova la forza, riposa appoggiandosi alla clava ricoperta dalla pelle del leone di Nemea.

Ma non era soltanto la suggestione di un nudo atletico ad aver suggerito all’imperatore Massimiano di collocare questa statua nelle terme di cui aveva voluto la costruzione, né la preziosità di un’opera antica quasi duecento anni e probabilmente prodotta in Asia Minore (attuale Turchia costiera), né il gusto del collezionista per una copia di un esemplare greco ispirato all’arte del celebre Lisippo. Questo insieme straordinario di elementi, che rendono oggi il torso frammentario uno dei capolavori del Civico Museo Archeologico, era probabilmente degno complemento del fatto che l’imperatore aveva scelto per sé l’epiteto di “Erculeo” e, quindi, l’eroe in pietra sarebbe diventato sempiterna e vigorosa testimonianza della beneficienza imperiale verso la cittadinanza che aveva ricevuto dal suo eroe in carne ed ossa il dono di uno splendido luogo di svago e d’incontro.

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